Please use this identifier to cite or link to this item: https://www.um.edu.mt/library/oar/handle/123456789/29453
Title: Mangiare senza carne. L’influenza del monachesimo italiano sul cibo maltese durante la Quaresima (secc. XVII-XVIII)
Other Titles: Scritti in onore di Giovanna Da Molin Popolazione, famiglia e societa in eta moderna
Authors: Mercieca, Simon
Keywords: Malta -- History -- Knights of Malta, 1530-1798
Food habits -- Malta
Issue Date: 2017
Publisher: Cacucci Editore
Citation: Mercieca, S. (2017). Mangiare senza carne. L’influenza del monachesimo italiano sul cibo maltese durante la Quaresima (secc. XVII-XVIII). In A. Carbone (Ed.), Scritti in onore di Giovanna Da Molin Popolazione, famiglia e società in età moderna, vol. ii (pp. 351-370). Bari: Cacucci Editore.
Abstract: Lo studio delle abitudini popolari pone ogni storico di fronte all’ostacolo della documentazione. Poche, infatti, sono le fonti che parlano specificamente della vita quotidiana, e quindi, ad esempio, di ciò che si mangiava in passato. Ancora più difficile, poi, è stabilire cosa si mangiasse durante periodi particolari come la Quaresima. In altre parole, nonostante lo studio verta su persone appartenenti a comunità religiose che erano letterate e che avrebbero potuto riportare per iscritto le proprie abitudini culinarie, in pochi lo hanno fatto, lasciando così un vuoto d’informazione in questo campo. In realtà, infatti, molte volte la cucina era in mano a persone umili, i frati non professi, che raramente riportavano le ricette per iscritto, e per questo molte delle loro abitudini appartengono a quella sezione della storia i cui protagonisti sono persone “senza storia”. Lo studio delle culture culinarie antiche generalmente è basato su fonti create per differenti finalità, come quelle relative ai processi giudiziari o ai libri contabili di entrata e uscita; in quest’ultime, ad esempio, il cibo viene menzionato per ragioni finanziarie riguardanti la spesa per la mensa. Questo spiega perché le abitudini dei ricchi non siano ben documentate, mentre si può cercare d’immaginare le abitudini delle classi meno abbienti. Quando qualche abitudine è stata registrata, questo succedeva grazie a qualche iniziativa solitaria di persone che hanno scritto libri di ricette o ne hanno lasciato traccia nei loro diari. Ma gli esempi non sono molti. Il più delle volte la gente, senza distinzione, tramandava le proprie abitudini culinarie oralmente, di madre in figlio, o da un frate all’altro.
URI: https://www.um.edu.mt/library/oar//handle/123456789/29453
Appears in Collections:Scholarly Works - FacArtHis

Files in This Item:
File Description SizeFormat 
Mangare_senza_carne_2017.pdf596.86 kBAdobe PDFView/Open


Items in OAR@UM are protected by copyright, with all rights reserved, unless otherwise indicated.