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Title: Un viaggio nel mondo queer di Ferzan Özpetek
Authors: Tonna, Annalise
Keywords: Homosexuality in motion pictures
Fate ignoranti (Motion picture)
Motion pictures -- Italy -- History -- 21st century
Issue Date: 2014
Abstract: La nascita del campo interdisciplinare degli studi queer restituisce la dignità alla vita dei soggetti che non entrano negli schemi previsti dalla società, nei quali l’eterosessualità è prodotta come pre-discorsiva e naturale. Sfidando la presunta neutralità socio-culturale, la teoria queer permette che l’Io delle persone con orientamento sessuale non etero, sia riconosciuto, accettato e condiviso dagli altri. Oltre a ripercorrere i significati dei termini sesso e genere, metterò in luce le loro caratteristiche che derivano soprattutto dai ruoli socialmente prestabiliti. Ogni essere umano, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, dipende dall’identificazione dell’”altro”, anche se, non c’è un altro senza un Io. Pertanto, l’”altro” è visto nella prospettiva di un individuo, la quale cambia e di conseguenza mutua anche l’immagine che si ha dell’”altro”. La propria percezione e impressione che si ha è sempre piena di preconcetti e stereotipi, che stanno alla base di un pensiero influenzato e limitato da precedenti esperienze, sia proprie che degli altri. Infatti, in questa parte svilupperò il mio lavoro ponendo l’attenzione su come l’omosessualità venga intesa e riconosciuta dal mondo che sta attorno alla persona che decide di fare coming out e vivere la propria identità liberandosi delle sbarre che l’imprigionano. Dando dignità al dolore dei suoi personaggi, le emozioni nei film di Özpetek assumono, in effetti, un significato politico: tanti ad esempio soffrono il rifiuto da colui che dovrebbe accoglierli a braccia aperte prive di qualunque giudizio, ossia dal padre e perciò illustrerò la figura paterna, che incarna il rifiuto del “diverso”, delusa dalle scelte del proprio figlio/della propria figlia. Questo senso di disagio di fronte ad una persona omosessuale e della paura che si trasforma in comportamenti discriminatori nei confronti di gay e lesbiche, fino alla violenza, diventa uno dei migliori alleati della mostruosa malattia dell’AIDS. Come tutti gli aspetti della vita umana, nel terzo capitolo mostrerò come quest’infezione abbia attratto l’attenzione dei cineasti soffermandomi su come Özpetek rappresenti questa realtà difficile e incomprensibile nel suo capolavoro Le fate ignoranti. Özpetek ha la capacità di arricchire i ritratti sociali attraverso storie che non sono solo scritte con i punti, ma con le virgole, le parentesi, i punti a capo e le sospensioni, i quali li troviamo raffigurati nella famiglia allargata, un rifugio caldo nel quale si può esprimere il proprio essere senza porsi dei limiti. Per alcuni, le loro famiglie d'origine – genitori, fratelli e altri parenti stretti – possono non riconoscere o accettare l'amicizia e le relazioni delle persone omosessuali. In tale contesto di vincoli sociali e la necessità di mantenere un senso di sé, l’amicizia viene identificata come una nuova forma di legame familiare. Nella parte successiva mi confronterò con la famiglia allargata che non è basata solamente sul concetto di parentela bensì sull’amore – un elemento fondamentale ed essenziale nei film del regista turco – che la persona omosessuale sente nei confronti di chi le sono più vicini. Özpetek porta lo spettatore a riflettere sul vero significato che l’amicizia custodisce in sé per le persone che non tendono più a conformarsi, perdendo e sacrificando la propria identità: l’amicizia diventa la fuga dalle regole della vita sociale ed è la chiave per potersi liberare dalla gabbia creata dalla società. Si tratta proprio di identità ossia, chi si è realmente piuttosto che chi si cerca di essere per piacere a coloro che soffocano la voce di colui/colei che cerca di dare voce alla propria sessualità. Ponendo il suo sguardo sul mondo, in alcuni film di Özpetek ricorre il binomio passatopresente, due dimensioni che devono convivere. Infatti, nell’ultimo capitolo prendo spunto dal testo teorico di Henry Bergson, Materia e memoria per delineare il rapporto tra il passato e il presente: attraverso una seria di flashback sposata benissimo con gli sguardi dei personaggi, crea una sorta di un film parallelo. Questa fusione tra passato e presente rimanda ad una malinconica visione della vita, che come si vedrà verrà rinforzata dalla morte del personaggio. La paura della solitudine e la morte stessa fanno da padrone nel cinema di Özpetek, che del resto è sempre un inno alla realtà, spesso complessa e scomoda, ma comunque presente. La morte spinge ciascun individuo a convivere con se stesso e ad ascoltare i silenzi e per questo analizzerò il modo in cui i personaggi accettano la morte della persona cara, sempre difficile e dolorosa, tuttavia non impossibile. Ogni film è un’esperienza e, come ogni esperienza, lascia un segno. Infatti, nei film profondi, curatissimi di Ferzan Özpetek lo spettatore entra nella storia in una maniera molto raffinata, molto poetica sondando profondamente l’animo dei personaggi. A mio parere, Özpetek ha il coraggio di esporre i pensieri e i sentimenti più sotterranei, costringendo lo spettatore a riflettere sull´amore e l´amicizia, sulla vita e la separazione, sul dolore e la felicità. Quindi propongo un viaggio approfondito su cinque dei suoi film – Il bagno turco, Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Saturno contro e Mine vaganti – nei quali vi è sempre un'analisi della società e dei rapporti tra le persone.
Description: B.A.(HONS)ITALIAN
URI: https://www.um.edu.mt/library/oar//handle/123456789/9549
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