Una pazzia bifronte : Alda Merini e Dino Campana

Abstract

Un'inesorabile condizione psichica: sembra questo il solo punto di contatto fra questi due poeti cosl distanti l'uno dall'altro. Una malattia che permea, s'insidia nella loro vitae anche nella loro opera. La pazzia - presunta o reale che sia - ostacola quello che avrebbe dovuto delinearsi come un normale, o meglio, tranquillo percorso di vita, fa sl che l' esistenza di tali autori sia caratterizzata dal pregiudizio, dall'emarginazione, dalla solitudine risultato del mistero e dell'incomprensione che ancora oggi avvolge tale malattia. Eppure, ea dispetto di quelli che considerano l' opera come prodotto della condizione dei due, sia Alda Merini sia Dino Campana trascendono tale condizione e fanno sl che la loro opera sia libera dalle strettoie e dai labirinti imposti da una mente e da uno spirito gravemente scissi e lacerati. Nonostante ambedue rivelino una dolorosa consapevolezza della loro irrequietezza e, se si vuole, anche diversita, essi dimostrano come non sempre il binomio genio-follia deve mostrarsi nella poesia. Testimoni di cio sono la profondita e la lucidita del loro pensiero cosi come dei temi affrontati nei loro scritti. Difatti, lungi dal rappresentare una musa, l' ispirazione per la produzione della poesia, la pazzia si delinea in questo caso, piu che altro come un ostacolo, un freno per l' espressione della parola. La pazzia e la produzione poetica corrono su due binari diversi, se non opposti poiche la poesia, amante del poeta, esige che lo spirito sia libero da tale scissione, o che addirittura cerchi, proprio tramite essa, una sua liberazione, una via per uscire dal buio della malattia e salire verso la luce.