Le parole italiane nella poesia maltese di Dun Karm

Abstract

La voce poetica di Carmelo Psaila, noto popolarmente come Dun Karm, è senza dubbio la più imponente nel panorama letterario maltese del primo Novecento. Egli si dedica, fin dalla prima gioventù allo studio dell'italiano, che intraprende con serietà ed entusiasmo, insieme al latino e alla filosofia razionale. Nello stesso periodo comincia a scrivere i primi versi in italiano, una scelta quasi obbligata dato che in quegli anni la lingua maltese non possedeva una tradizione letteraria consolidata. Il poeta scrive in italiano fino al 1912, quando ormai quarantenne scopre la possibilità di intraprendere la scrittura in lingua maltese. Il passaggio dall'italiano al maltese non sarà vissuto come una rottura con il passato, anzi egli trasferisce nella sua nuova poesia tutta l' esperienza acquisita negli anni precedenti. In tal modo, la poesia maltese di Dun Karm nasce matura sia tematicamente, sia stilisticamente, e quindi si afferma autorevolmente nel panorama culturale dell'isola. Tuttavia, benché i frutti del suo tirocinio poetico si manifestino in modo evidente; soprattutto nella metrica e nella versificazione della sua poesia maltese; egli sapeva benissimo che per imprimere dignità alla sua nuova poesia doveva mantenerla lessicalmente distinta da quella italiana. Di conseguenza avverte la necessità di utilizzare un registro semitizzante, che eviti le voci neolatine. Questo non significa che non ammette nella sua poesia elementi lessicali d'origine italiana o siciliana poiché alcuni sono fondamentali e insostituibili, tuttavia la scelta di evitarli è evidente in tutte le sue poesie.