Presentazione [Foreword]

Abstract

Nella lettera del 1607 scritta «dal profondo Caucaso» al prelato Antonio Querenghi, Tommaso Campanella accennava a «quel di verso filosofar mio>> fondato sulla lettura del «libro di Dio»l, quello che egli riteneva essere «instrumentum Dei». Il filosofo domenicano poI'leva alla base del proprio metodo la predilezione per la natura come punto di partenza della speculazione filosofica, a differenza di quello che avevano fatto Pico e la tradizione umanistica che, a suo dire, risultavano fin troppo dipendenti dai «libri umani malamente copiati ea capricco». Egli stesso invece - spiegava al Querenghi con una frase diventata ormai celebre - imparava «piu dall'anatomia d'una formica o d'una erba [ ... ] che non da tutti i libri che sono scritti dal principio dei tempi sino a mo'». [Excerpt]